La chiamo la frustrazione dei bravi che non avanzano.

Sono quelli che lamentano la promozione che non arriva, il collega meno capace passato avanti, la carriera in stallo nonostante le competenze, la fedeltà, lo zelo.

Ma il collega è davvero meno capace?

Ma quali competenze dovrebbero decretare una fulgida carriera?

Vediamo un po’ di centrare il problema.

Come abbiamo individuato la competenza?

Sapere, saper fare, saper essere. Io ho aggiunto saper evolvere.

Più facile essere ragionevolmente sicuri di sapere e saper fare che di saper essere, naturalmente. Saper evolvere è poi, appunto, un’evoluzione del saper essere indispensabile nel terzo millennio.

Saper essere è il punto critico, quello che spesso è causa di quel mancato riconoscimento, della carriera che non decolla, della partita persa con il collega che ce la fa.

Insisto sulle skills vincenti, quelle che fanno la differenza e che consentono un continuo cammino di crescita, migliori risultati, maggiore possibilità di raggiungere obiettivi.

Talvolta i bravi restano nella comfort zone e da lì non intercettano o temono il cambiamento. Questo li tiene a distanza dal dinamismo della proattività, della creatività, dell’aggiornamento e quindi anche dalla carriera.

Altre volte sono fin troppo focalizzati sui loro compiti e sulla loro scrupolosa esecuzione, non coltivano il pensiero laterale e trasversale, non hanno una visione allargata, difettano di pensiero strategico.

Altre volte ancora a frenarli è la carenza di skills come l’ottimismo, il problem solving, la tolleranza dello stress.

Avere il terrore dell’errore, essere ancorati alle abitudini, avere pessime abilità di relazione, smettere di alimentare la formazione e -diciamolo- le umane ambizioni, in genere non promette alcuna carriera.

Quante volte avete sentito o pensato che qualcuno raggiunge alti livelli semplicemente perché sa <vendersi meglio>?

Io francamente toglierei quel ‘semplicemente’.

Quella di comunicare bene se stessi è un’abilità di rilievo che può esprimere consapevolezza, ottime doti di comunicazione, fiducia e atteggiamento positivo.

Del resto sono persuaso si debba proprio rivedere il concetto di <bravura> perché la predisposizione o il lavoro su di sé per saper essere e saper evolvere è tutt’altro che un optional.

È altamente presumibile che il collega che fa più carriera abbia investito sulle carte giuste, sia determinato a mettere a frutto tutte le sue potenzialità, riesca a posizionarsi meglio agli occhi degli altri e quindi sul mercato. Essere ‘bravi’ è sicuramente anche questo. Non basta avere un certo curriculum, vantare delle esperienze, assolvere adeguatamente alle proprie mansioni. Occorre una marcia in più, quella che consente sempre uno scatto in avanti.

Personalmente non sposo il modello rampante. Sono però convinto siano performanti le persone curiose, propositive, intraprendenti, resilienti. Quelle che si mettono in discussione e in gioco.