Nella velocità supersonica della nuova era, il futuro è un presente che incalza.

La visione, come capacità di raffigurarsi mentalmente il futuro, come intuizione e immaginazione proiettata a pensare al cambiamento, a generare innovazione, è dunque il grande motore del nostro orientamento e della nostra azione.

Mentre le persone temono di essere scalzate dai robot, i robot derivano da persone che li hanno fantasticati, realizzati, programmati. La tecnologia, la rivoluzione digitale, la connessione globale, possiamo farle, governarle, viverle, invece di subirle.

Questo, appunto, è il piglio del leader. Anzi, dell’Uomo leader. Uomo perché quella 4.0 è l’epoca dei valori da ritrovare e affermare, delle relazioni e della comunicazione, dell’intelligenza emotiva e dell’evoluzione.

Ecco che l’Uomo leader investe sulla propria crescita, umana e professionale, e poi sulla crescita del suo team. Un team con il quale condivide. Più che un leader di comando, l’Uomo leader infatti è colui che si prende cura senza paternalismi, collabora, ispira, guida, coinvolge, costruisce rapporti di fiducia, rispetto, responsabilità.

Sa trasmettere la sua visione, ha l’abilità del coach che tira fuori da ognuno il suo talento e la sua creatività, è sempre pronto a sostenere lo sviluppo delle potenzialità del suo gruppo. È un leader, appunto, comunicativo e networker.

Non può solo gestire il cambiamento, deve esserne fautore. E ha ben chiaro che il futuro non si fa con le sole competenze ma maturando le soft skills indispensabili al pensiero costruttivo e dinamico, allo spirito di squadra, all’apertura, all’originalità, all’intraprendenza.

Così l’Uomo leader 4.0 matura una vision sempre al passo con il futuro, ha intorno a sé una rete solida e forte, affronta la sfida di ogni giorno con la mentalità adeguata.

È curioso e ottimista perché è un Uomo che ha messo al centro il ben-essere, i valori vincenti dell’empatia, del rapporto umano, dell’interazione, della scoperta. Sa stare al gioco, sa pianificare, sa stringere alleanze. Legge nel divenire delle trasformazioni, opportunità.

La sua energia e la sua efficacia hanno radici nell’allenamento alle emozioni, ai progetti, ai sogni, alla consapevolezza di poter realizzare grandi idee.

Da perenne pioniere, il nuovo Uomo leader interpreta il presente come una porta sempre aperta all’inarrestabile processo del tempo e della sua determinazione a dargli spessore, significato, direzione. Per questo non ha paura, del futuro, ci è già dentro almeno con il pensiero.

Questa è la vera ‘rivoluzione’ del terzo millennio: una mentalità work in progress. Non c’è più un presente a tempo lungo, c’è una realtà a flusso incessante di stimoli, esperienze, occasioni. La dimestichezza con il mondo digitale non significa confidenza con i mezzi ma capacità di cogliere ciò che in esso è propizio o di inventarlo.

Nel business?

Nel business e in azienda, come nella vita, ciascuno è chiamato ad essere -e può finalmente ambire ad essere- leader della propria evoluzione. E allora a imprenditori e management spetta incentivare, riconoscere, premiare, le autonomie eccellenti ma anche, naturalmente, porre le condizioni perché l’azienda sia sempre fulcro di obiettivi lungimiranti. Questa è visione, questo è futuro.