Ogni giorno, inconsapevolmente, prendiamo centinaia e centinaia di decisioni: a che ora svegliarci, cosa indossare, come andare al lavoro, cosa mangiare per colazione e altre piccole infinite domande critiche a cui non facciamo neanche più caso. Perché? Si tratta di meccanismi sottostanti alla vera e propria presa di decisione: possono derivare da atteggiamenti che sappiamo per certo “funzionare” e quindi ci rivolgiamo all’esperienza, oppure li ereditiamo da qualcuno prima di noi, basandoci su una sorta di manuale non scritto per cui le cose vanno fatte in un certo modo perché funzionano. Insomma, per tutte queste piccole decisioni non ci soffermiamo più di tanto a pensare alle conseguenze.

Ma cosa succede quando la decisione è davvero importante?


Esistono molti modi per prendere decisioni difficili, darci nuove opportunità e aprire nuove strade, anche se a volte ci affidiamo al meccanismo che si utilizza per le scelte di poca importanza.

Questo perché solitamente, quando ci si impegna per trovare soluzioni alternative in modo razionale, si trovano innumerevoli difficoltà che vanno di pari passo con le strade mai percorse: la soluzione di molti? Riprendere i soliti itinerari mentali, senza cambiare assolutamente nulla.

Esiste però un modo molto interessante e non troppo inflazionato di ragionare prima e durante una scelta importante: la teoria di come peggiorare la propria situazione.

Il mondo del lavoro è costellato di scelte. Ci sono persone predisposte al cambiamento, al rischio e all’ignoto che non si fermano di fronte ad un salto nel buio che potrebbe migliorare la loro carriera, o peggiorarla. Dall’altra parte, la maggioranza si ritaglia uno spazio stabile e certo per non dover correre nemmeno il rischio di pensare a un possibile cambiamento. Ne abbiamo già parlato, cambiare fa paura e tutte le incertezze legate a una possibile scelta importante a volte ci frenano più del dovuto. La resistenza al cambiamento e il timore insito in noi si basano sul fatto che tendiamo ad applicare schemi che in passato hanno funzionato, ma nel presente sembrano inefficaci.

Come si può uscire e affrontare questa empasse?

Fermiamoci un attimo e proviamo a ragionare. Abbiamo un problema, un dubbio professionale: due o più offerte lavorative che presuppongono un grosso cambiamento. Come ci muoviamo?

Definire un obiettivo da raggiungere

 

Sembra ovvio, ma anche l’ovvio va dimostrato perché spesso la nostra mente ci racconta molte storie che riescono ad autoingannarci su ciò che davvero vorremmo. La domanda è: Cosa dovrebbe cambiare perché la situazione diventi quella che realmente desidero?

Analizzare gli ostacoli

 

Si tratta di definire le problematiche ci non ci permettono di raggiungere l’obiettivo che ci siamo prefissati o le situazioni negative che alimentano la nostra resistenza al cambiamento.

Trovare soluzioni alternative

 

Come dicevamo prima, ognuno di noi tende a mantenere l’equilibrio in cui si trova, nonostante sia disfunzionale, sacrificandone le possibili soluzioni funzionali. Quando ci sentiamo bloccati, spesso è perché stiamo utilizzando le stesse strategie che in passato hanno avuto successo, ma che ora alimentano solamente il problema.

Proprio in questo frangente entra in gioco la tecnica del “come peggiorare la propria situazione”: una logica paradossale che ci porta ad ottenere ciò che desideriamo semplicemente spingendoci nella direzione contraria.

“Se volessi peggiorare ulteriormente la mia situazione, come potrei fare?”

Una volta individuati tutti i modi possibili per rendere la nostra vita peggiore, ecco che la nostra mente crea subito una reazione avversa nei confronti di queste soluzioni alternative, allontanandoci da tutto ciò che potrebbe risultare fallimentare. Ma non finisce qui, perché più spingiamo la nostra mente in questa direzione, più cominceremo ad avere nuove idee e più creative a cui non avevamo mai pensato prima. Tutti gli scenari che si prefigurano in questo momento servono a intraprendere un viaggio più o meno lungo che, prima o poi, ci riporterà con i piedi per terra e con una sensazione di “sazietà”. Bisogna imporsi, insomma, di non seguire nessuna scorciatoia, uscire dalla propria zona di comfort e decidere di camminare lungo una strada che sarà sicuramente imprevedibile. A Questo è l’unico modo per scoprire altri nuovi atteggiamenti che “funzionano” e che non ci riportino sempre e comunque alla nostra soluzione di partenza

Siamo così passati da una situazione di: “abbiamo un problema e non vogliamo/possiamo risolverlo” a una volontà concreta di “abbiamo un problema e vogliamo assolutamente risolverlo in modo positivo”.

Se è vero che siamo fatti di scelte e ne subiamo in prima persona le conseguenze, allora cosa c’è di meglio che esplorare strade sconosciute per rendere più produttiva e giustificata la nostra decisione?