È noto si parli di distress per identificare lo stress negativo ovvero una situazione, un momento, un compito, che avvertiamo come pressione eccessiva, come minaccia, come difficoltà gravosa, e di eustress – “giusto stress” – ovvero una condizione di impegno appassionante e gratificante, una molla che ci entusiasma.

In effetti dobbiamo dire che la vita e il lavoro ci inviano continuamente stimoli, ci pongono davanti a problemi, ci chiamano a gestire eventi. Il nostro compito è spesso trovare soluzioni ma anche godere di un contesto, provare emozioni, imparare lezioni, misurarci in cose nuove, esercitare le nostre scelte, esprimere le nostre capacità.

Quello che ci procura malessere o benessere è la nostra percezione dello stimolo, quanto e come ci sentiamo capaci di rispondere. L’ambiente ci offre occasioni e ci mette alla prova: possiamo viverle come una sfida elettrizzante e un’opportunità oppure come un motivo di tensione, di ansia, di disturbo.

Nel primo caso mettiamo in campo la nostra energia, le nostre forze, il nostro spirito ottimista, la nostra motivazione e il nostro senso di auto-efficacia quindi siamo ‘sotto stress positivo’. Nel secondo andiamo in allarme fisicamente e psicologicamente, perdiamo lucidità e possiamo soccombere: siamo ‘sotto stress negativo’.

La verità è che ciò che dobbiamo allenare è la nostra capacità di adattamento e il nostro atteggiamento nei confronti dei cambiamenti e per fare questo è necessario lavorare su di sé, sulla propria autostima, sulla propria abilità di gestire le potenziali ragioni di stress.

Pensiamo che lo stress, negativo, derivi da un eccesso di responsabilità, di impegni, di preoccupazioni? Giudichiamo insomma ‘colpevole’ l’eccesso?

NO! Le cose non stanno così!

Anche qui bisogna capire. Capire perché recepiamo come eccessivo quel carico, se ci sono elementi negativi effettivamente da eliminare o modificare nella nostra vita o nell’ambito lavorativo, ma poi facciamolo! E decidiamo quali azioni possiamo compiere per <organizzare la nostra reazione> alla dimensione in cui viviamo o, molto semplicemente, quali interventi sono necessari sul nostro approccio al tempo e all’agenda.

Certamente ci sono limiti anche quantitativi che possono metterci a rischio di stress negativo, limiti di tolleranza e stanchezza, e quindi buone regole da seguire per essere in forma, per riconoscerci un tempo e uno spazio rigenerante, per riuscire a valutare e modulare la resistenza. Serve poi, naturalmente, consapevolezza delle nostre risorse e, dulcis in fundo, serve eustress cioè un bacino dal quale attingere euforia e fiducia nelle nostre abilità.

Appurato che le fonti di stress sono gli impulsi che riceviamo e captiamo e che possiamo imparare a farne momenti di conoscenza, di evoluzione, di scoperta piacevole e produttiva, non dobbiamo combatterle ma se mai farne esperienza positiva.

Si può, è una decisione da prendere. Valutarci e prendere spunto dal nostro comportamento in eustress può rivelarsi la prima ottima guida per prendere coscienza e confidenza con le nostre possibilità. Ci sono molti altri passi da compiere ma almeno questo può significare partire con il piede giusto!